Nel 2013 entrai al Centro Sperimentale di Cinematografia con un sogno: produrre giovani registi al loro esordio. Pensai che il CSC sarebbe stato un ambiente perfetto per fare squadra. Per un periodo mi sembrò quasi di riuscirci ma poi la prospettiva di lavorare su progetti più grandi (e meglio pagati) da assistenti era più allettante rispetto a quella di fare qualcosa di proprio. Oramai è passato qualche anno ma ancora mi ricordo le corse per accattivarsi questo o quel docente, per avere la possibilità di fare uno stage prestigioso, per entrare nell'”industria”. Dal canto loro gli “auteurs” (o supposti tali) che stava formando il centro erano spesso succubi dei loro insegnanti, in preda a mille insicurezze e incapaci di portare fino in fondo la loro visione personale del mondo.

Io da parte mia scelsi una regista e cercai di seguirla al meglio delle mie possibilità. Quando ci diplomammo lei trovò un produttore più esperto di me a cui affidare il suo primo lungometraggio, che ancora non ha visto la luce. Questa fu una prima iniezione di realtà: io credevo nei giovani al loro esordio, ma i giovani al loro esordio sarebbero stati disposti a credere ad un altro giovane a sua volta esordiente?

Con la nascita di LGR in qualche modo mi sono trovato di nuovo ad aver voglia di produrre esordi, primi album di autori più o meno giovani: Dancefloor Nostalgia dei Venus in Disgrace, piuttosto che Monochromatic di Milano 84 o il prossimo Sacred Erotic di Anna Soares. Sono fiero di loro e della fiducia che hanno riposto in me e in Lost Generation Records. Altre volte, ovviamente, non è andata così. Alcuni hanno deciso di aspettare una major o un indie più grande, ad altri le vicessitudini quotidiane hanno fatto perdere di vista la musica, altri ancora hanno deciso di autoprodursi. Molti di questi dischi non sono ancora usciti.

Se voi – artisti al vostro esordio – per primi non credete nelle piccole realtà perchè qualcuno dovrebbe credere in voi?
Non fate che perpetuare quel modello soffocante che a vostra volta vi impedirà di crescere e che trasformerà il nuovo che è in voi in una perpetuazione della solita cosa.

Grazie quindi a chi ha creduto che un’altra musica fosse possibile.
Ripartiremo da qui.

Vostro,
Matteo