Mi ricordo che quando alle superiori studiavo le biografie di molti artisti a cavallo tra ottocento e novecento ero sempre colpito dalle frequentazioni “importanti” che molti di questi avevano. Leggevo che Italo Svevo era stato allievo di James Joyce in una scuola d’inglese a Trieste e pensavo che, dopotutto, bisogna essere anche un po’ fortunati. Anche io studiavo inglese privatamente ma non avevo mica James Joyce come insegnante.
Era molto tempo fa e negli anni successivi ho avuto la fortuna di studiare con alcuni dei più importanti esponenti del cinema italiano al Centro Sperimentale di Cinematografia. “Importante” è una parola ricorrente in questo ragionamento, ma potremmo sostituirla con “istuzionalizzato”. In verità dovremmo renderci conto di quanta arte e di quanti artisti ancora non riconosciuti ci sono intorno a noi senza che noi riusciamo appieno a vederli. Spesso ci concentriamo sui dettagli della nostra vita quotidiana e questo ci fa dimenticare il quadro d’insieme.
Sono passati sei anni dal mio diploma al CSC, alcuni registi che erano lì con me hanno esordito, altri ancora no, altri ancora hanno vinto un David di Donatello trasformando la loro arte in un tassello della cultura collettiva di questo paese, ma questo – per quanto la figura del regista sia la più rappresentativa per chi non si occupa di cinema – vale per tutti i reparti e ovviamente anche per i miei ex compagni di classe in Produzione. Con alcuni ci siamo persi, con altri ritrovati, ma in generale sono orgoglioso di aver condiviso una parte del percorso di queste persone magnifiche e questo vale anche per gli artisti con cui lavoro ogni giorno in LGR. Sento di essere una persona fortunata.