Gestendo una etichetta discografica spesso mi capita di ricevere proposte per dischi da pubblicare. Alcune volte sono release più o meno pronte o quantomeno già impostate, in altri casi si tratta di dischi che hanno bisogno di un importante (e costoso) lavoro di produzione e di mix per poter essere pubblicati. L’idea, un po’ antica, di scrivere dei demo voce e chitarra (o voce e piano) e pensare che del “resto” se ne occupi la casa discografica (con i suoi produttori e i suoi fonici) è totalmente incompatibile con quello che è il mercato della discografia indipendente attuale. Partendo dal presupposto che è molto difficile che una casa discografica piccola abbia i margini per investire, anche chi investe tendenzialmente preferirà sempre un prodotto “pronto” con una sua fanbase già cospicua. E’ per questo necessario che l’artista sia o in grado di autoprodursi e di seguire l’intero processo produttivo (dal demo quantomeno al mix) in maniera autonoma o che sia disposto ad investire su sè stesso una ingente quantità di denaro.

Ora, quanto costa fare una canzone?
Proverò a fare delle cifre “spannometriche” per un singolo brano di pop elettronico, che poi è in genere di cui ci occupiamo solitamente con LGR.

1 La produzione: Produrre è la parte se vogliamo più artistica di un lavoro, è quell’operazione che trasformerà i vostri demo in canzoni. Il costo può variare enormemente, ma un produttore emergente può chiedervi tranquillamente sui 500€/brano, mentre un produttore affermato lavora su compensi molto maggiori. Qui ovviamente si può aprire una trattativa se il progetto include più brani, a volte vengono ceduti punti SIAE, altre volte l’intermediazione di una etichetta che collabora spesso con un determinato produttore può aiutare.

2 Il recording: Anche nell’ipotesi che il brano sia interamente “sintetico” e che quindi non abbia bisogno di strumenti acustici sarà comunque necessario entrare in studio per registrare le voci. Uno studio di media grandezza può costare intorno ai 300€/giorno, inclusivo del compenso del fonico che vi seguirà durante le registrazioni.

3 Il missaggio: Una volta che il vostro brano è stato prodotto e avete le voci definitive sarà il momento di missarlo, ovvero di lavorarlo in modo che ogni elemento sia distintamente percebile in uno spazio stereofonico. Questa operazione può essere effettuata dal vostro produttore o da un altro fonico ingaggiato per l’occasione. Generalmente un fonico con un curriculum “medio” vi chiederà 300 euro per il mix di un brano.

4 Il mastering: Il brano missato non è però ancora pronto, va infatti “masterizzato”, ovvero processato per essere negli standard delle varie piattaforme o supporti su cui uscirà. Questa operazione ha un costo estremamente variabile, ma un fonico di medio livello vi chiederà circa 100 euro a brano.

5 La distribuzione digitale: Ok, il vostro brano è finalmente finito, siete pronti per distribuirlo. Questa operazione per una etichetta come LGR non ha un costo, per un artista indipendente può costare anche una cinquantina di euro, a seconda dell’aggregatore che sceglierete.

6 La promozione (stampa e social): Avete finalmente il brano online, ma ancora nessuno lo sa e nessuno lo saprà finchè non vi troverete un ufficio stampa e non inizierete a fare delle campagne promo sui social. Un ufficio stampa medio-piccolo per un singolo può costare tranquillamente dai 500 ai 1000 euro. La promo social è modulabile in vari modi, ma per avere un minimo di efficacia bisognerebbe pensare ad un investimento minimo di 500€ e alla collaborazione con uno specialista.

Avete tenuto il conto? siamo arrivati, nella migliore delle ipotesi, intorno ai 2.250 euro per un singolo brano. E non abbiamo neanche parlato di eventuali videoclip (sempre più importanti al giorno d’oggi!)… Questi costi ovviamente non scalano in maniera lineare: fare un disco intero costerà sensibilmente di meno, così come affidare ad una sola persona (che magari ha anche la possibilità di farvi registrare) produzione, missaggio ed eventualmente anche mastering vi permetterà di contrattare dei forfait e risparmiare molto. Risparmiare sul discorso promozione è molto più difficile e mi sento di sconsigliarvelo, d’altra parte avere un ufficio stampa che lavora male è quasi pari (o peggio) che non averlo affatto.

Tutto questo sistema, questa “piramide invertita”, in questo momento si poggia su un unico punto, su un unico finanziatore: l’artista. Io non credo che sia un modello sostenibile sul lungo periodo. D’altra parte l’artista in che modo dovrebbe poter rientrare di questa cifra spesa? La situazione live è quella che è, gli streamings vengono pagati pochissimo e le vendite digitali sono inesistenti. Pensare di fare vendite fisiche poi porterebbe ad ulteriori costi legati alla stampa.

D’altra parte non è sostenibile neanche per una piccola etichetta come LGR ed è per questo che ho deciso già da qualche tempo di investire il nostro budget per artista esclusivamente nella parte promozionale e di prendere quindi dischi già pronti. Fortunatamente il roster attuale di LGR è composto da artisti che sono in grado di autoprodursi e in alcuni casi di fare in autonomia il mix dei loro dischi e questo mi ha consentito di promuoverli di più e meglio che in passato, cercando di farli arrivare al pubblico giusto per loro.
Io sono disposto ad investire in artisti e dischi che mi piacciono ma mai come in questo momento è importante fare squadra. Gli artisti quindi sono disposti ad investire per primi in loro stessi? Se credete in voi allora ponete le basi affinchè ci creda anche qualcun’altro.